Silenzio

Il silenzio

Lo spazio e il tempo per ritrovarmi

accoglierti

Il luogo del sentirmi a casa

ospitarti

Il rifugio e il dondolio del mio cuore

consolarti

L’abbraccio dell’universo

meravigliarci

La carezza del vento leggero

sorriderci

Il profumo dell’alba

respirarci

La notte di luna chiara

illuminarci

L’azzurro e il bianco delle nuvole

abbracciarci

Il sonno accanto a una quercia

rassicurarci

Il soffio dal mio, dal tuo petto

riconoscerci

Il volo sereno degli occhi

guardarci

Silenzio

ascoltarci …

in ogni forma

accanto

te a me, me a te

(LC, giugno 2021)

Ispirata dalle riflessioni di Luce Irigaray

A seguire la registrazione di un intervento di Luce Irigary al Festival della Mente 2011, già dieci anni fa…

In calce ho cercato di tradurre in parole, per chi può ascoltare solo con il cuore, quanto ha detto. Si tratta quindi di una trascrizione parziale, sintetizzata, realizzata in base a quanto il mio stesso cuore ha potuto, saputo ascoltare… grato.

Ha paura del temporale

Chiede ascolto…

Parla del pericolo in cui si trova l’umanità, a livello della vita, della mente, dello spirito, Non esiste solo il pericolo per il pianeta.

Non c’è più energia sufficiente anche per criticare. Trattenere/trovare la nostra energia per percorrere una via per coltivarla e per salvare l’umanità.

Malattie che provengono da perdita di immunità, ovvero di vitalità… perdita della fecondità, perdita di energia al lavoro, di creatività. Quando l’umano ha bisogno di workshop per coltivare la creatività, c’è un problema,

Riprendere il cammino del divenire dell’umanità.

Da dove viene il pericolo per la nostra umanità? La cultura occidentale ha sbagliato il proprio cammino. Ha costruito un mondo parallelo alla vita, che non corrisponde alla cultura della vita. Di questa [pseudo]cultura che ha fatto tante cose, anche contro l’umanità e di questa cultura occidentale vediamo oggi i limiti e dobbiamo trovare un mezzo per intraprendere un altro cammino.

L. I. ha avuto un incidente tanti anni fa e per curarsi ha deciso di praticare lo yoga e ha scoperto un’altra cultura, che si è meno allontanata dalla vita, che corrisponde di più all’energia naturale.

Ora siamo a un crocevia, tra cultura occidentale e orientale, ed è interessante il confronto, la costruzione di un ponte tra queste culture. Punto comune tra le culture orientali è il fatto che si sono meno allontanate dalla vita.

La cultura (le culture) occidentale/i è basata più sulla tecnica del logos, del linguaggio, che ci ha allontanato dalla vita. L’incontro tra le due culture, orientale e occidentale, può essere proficuo, interessante, infatti entrambe condividono il rapporto con la natura.

L.I. spiega di avere una formazione psicoanalitica e l’analisi per lei è un modo di prendersi cura dell’energia. Nella psicoanalisi da lei praticata, il problema è di liberare l’energia paralizzata da traumi infantili. Questo è un metodo che lega di nuovo l’energia, secondo il modello occidentale, per esempio alla legge del padre, che non è energia naturale, piuttosto è repressione, una coltivazione che è anche repressione. Lei ha praticato la psicoanalisi non nominando il sintomo, liberando l’energia, per condurre il paziente dove potrebbe essere la sua propria creatività. Nel suo modo c’era già la preoccupazione di una coltivazione dell’energia vitale.

Dopo l’incidente di macchina, arriva allo yoga. Lì ha scoperto le proprie risorse energetiche e il desiderio di incrociare le due culture per praticare queste risorse. Divenire dell’umanità…

Ha conosciuto maestri yoga che non hanno solo insegnato una tecnica, ma hanno indicato letture, insistendo sulla coltivazione del respiro.

Cammino del divenire dell’umanità [evoluzione?]. A cosa può servire l’energia liberata dalla psicoanalisi, grazie alla pratica dello yoga? Può servire alla conquista dell’autonomia; può servire ad attuare una umanizzazione del respiro, non tecnica, quindi, ma umanizzare il respiro; questa coltivazione del respiro può aiutare a coltivare il proprio corpo fino al punto di farne un mediatore (cultura occidentale ha spesso represso il corpo a beneficio della mente),

Per incontrare il mondo, gli altri, ho bisogno di trasformare il mio corpo in un mediatore. Cultura orientale: al primo posto “non nuocere”, cercando di costruire i ponti tra oriente e occidente. Primo comando in oriente Non nuocere, in occidente è l’amore… come costruire un ponte tra queste culture e i loro assunti principali?

La cultura orientale privilegia il silenzio, rispetto alla parola, quindi come incontrarsi?

L’umanità non è ancora compiuta. Non basta nascere umano per essere umano, bisogna sviluppare questa umanità, l’incrocio tra le due tradizioni, le culture occidentali e le culture orientali, può aiutarci al compimento dell’umanità.

L’autonomia: primo gesto, il neonato respira da solo dopo la nascita e non è facile, un gesto che la natura impone al neonato. In occidente: basta lasciare il respiro alla cura della natura. In questo caso, forse il respiro serve alla nostra sopravvivenza, ma non alla conquista di una autonomia sociale, culturale, spirituale. Per coltivare la nostra autonomia dobbiamo cominciare a coltivare il nostro respiro, non solo per una sopravvivenza fisica, altrimenti ricadiamo in un’altra placenta. La nostra società diventa una nuova placenta, come la cultura, la religione, e restiamo incarcerati in queste placente, da cui non riceviamo l’ossigeno vivo, ma usato, morto… noi dobbiamo invece coltivare il nostro respiro, che si trasforma da soltanto vitale in respiro del corpo, dell’ascolto, del pensiero, conscio, libero, altrimenti non si raggiunge l’autonomia. Nessuno può regalarci l’autonomia che è sempre una conquista personale. Diritti sì, possiamo chiederli, pretenderli, conquistarli. La coltivazione del respiro deve però essere a tutti i livelli.

Come coltivo il mio respiro?

Propone una riflessione sullo yoga praticato in occidente. Attraverso una semplice tecnica a cui non do senso, se pratico yoga solo per farne un mestiere, ovvero per soldi, o per diventare più performante al lavoro, più competitivo, per curare un sintomo, non significa ancora umanizzare il respiro. Diventiamo piuttosto dei robot, più performanti ma non più umani. Coltivazione del respiro, in tal senso, solo per aumentare energia da spendere, consumare.

Durante il viaggio in India, incontra un anziano yogi che le dice “la tradizione orientale dello yoga è fondata sulla differenza dei sessi”. In quel momento lei ha avuto il senso del suo viaggio

Dobbiamo incarnare l’energia, ma con il rischio di diventare in occidente individui neutri, ma questo è sbagliato. Dobbiamo individuarci in quanto uomini e in quanto donne, non energie neutre, perché altrimenti questo fa di noi robot competenti.

Difetto delle due culture che non fanno riferimento alla differenza sessuale

Non si può praticare yoga senza curarsi della differenza di genere

Coltivare il respiro non per essere più performante o competitivi, coltivare il nostro essere relazionale. Dobbiamo fare del nostro corpo una mediazione, un mediatore (facendo passare il respiro da vitale soltanto, in energia relazionale, un respiro che alimenti il cuore, l’ascolto, la parola, il pensiero… questo è un modo di fare del nostro corpo un mediatore nell’incontro con la natura, con tutti gli esseri viventi.

Se il mio corpo è animato da un respiro del cuore, è il momento in cui entro in presenza/relazione con l’altro… non attraverso un discorso astratto. La mia presenza è corporale e deve essere coltivata.

La coltivazione della percezione sensibile. In occidente poco praticata. Svalutiamo le percezioni sensibili per arrivare a un livello di pensiero alto, comunicare come quindi? Coltivare anche le nostre percezioni. Se sono un occidentale vi guardo, vi trasformo in una immagine che per me è una maniera di appropriarmi di voi, vi faccio una immagine di voi, e mi approprio di questa. Questo non corrisponde a una percezione sensibile.

Quando incontro l’altro, il mio sguardo non deve servire a appropriarmi, anche davanti a un fiore, debbo trasformare questo sguardo in un modo di contemplare l’altro, sempre immagine, ma diversa, è questo modo diverso che coltiva l’energia. Trasformare quest’ultima in energia relazionale che è contemplazione dell’altro.

Dopo questo stadio della contemplazione debbo giungere alla culminazione” ovvero trasformare il rapporto soggetto/oggetto, voi per es in un oggetto, attraverso l’abolizione dell’oggetto e giungere io a una culminazione dell’energia. Raggiunto il punto della contemplazione, arrivo a contemplare l’invisibilità dell’altro e contemplo il suo respiro, la cosa migliore non è abolire l’altro per giungere a un livello superiore. Condivisione di respiro, una illuminazione in due, che può arrivare anche nel fare l’amore, ma soprattutto nell’incontro con l’altro.

Mettere insieme la cultura del respiro e la cultura dell’amore. Coltivare la dualità per la condivisione, per un punto superiore e questo ricarica l’energia. In occidente la condivisione amorosa è spesso un modo per scaricare l’energia, ma questa va ricaricata, invece.

Non nuocere in oriente, amare in occidente.

Dobbiamo metterli insieme.

Il non nuocere non è solo negativo, è un modo di rispettare l’altro come altro, che sia natura o umano. Primo stadio dell’amore, le due cose dovrebbero andare insieme. Il nostro amare occidentale non si cura molto del non nuocere. Se non si fermo a interrogarmi sull’alterità, sulla dualità dell’altro, posso arrivare a nuocere. Amare nel rispetto della dualità. Il nostro modello di amare è troppo istintivo, rimaniamo in un modello un po’ genealogico. Il neonato ama la madre e viceversa. Ma questo non è ancora giungere all’amore. Gli animali a volte sono più capaci di noi. Il modello genealogico deve essere superato

L’amore, … amiamo l’altro in nome di Dio, ma non è ancora amare davvero l’altro. Una figura come Gesù, che domina la cultura occidentale, il cristianesimo, è importante, ed è un errore dire che Gesù è soltanto l’inviato del padre che viene ad amarci dall’alto nel nome di Dio. Gesù potrebbe incarnare un modello di umanità amorosa. Utile contemplare questa figura con questo in mente: fare miracoli, l’amore è capace di fare miracoli. Riconoscendo tutte le potenzialità umane in Gesù: l’amore è il luogo dove possiamo unire la vitalità e il pensiero, il ponte tra il corpo e l’anima. Altrimenti tagliamo anima e corpo, non arriviamo così a una umanità compiuta.

Compimento dell’umanità, amore, non solo genealogico (ispirato dal bisogno) ma amore ispirato dal desiderio, energia spirituale, si realizza attraverso il desiderio. La nostra cultura ha fatto passare l’idea che il desiderio sia peccato, ma dobbiamo arrivare alla nascita dell’energia umana, intesa non solo come sopravvivenza a vitale, verticale, ma in modo orizzontale.

Compassione. Noi occidentali consideriamo la compassione come gesto paternalistico, dall’alto, verso un piccolo, un povero, uno straniero, un disoccupato, …, ma non è il senso giusto. La compassione è com-patire. Quando guardo dall’alto non pratico questo, Sono solo io dall’alto. E’ invece patire insieme, e non può essere verticale e non può soffermarsi al dolore, alla sofferenza. Il gesto più compiuto della compassione è la compassione che porta alla condivisione amorosa. la più totale tra due persone… il gesto più umano.

Compatire, trasformazione dell’energia naturale che non si ferma all’istinto, al gesto, ma, quando si trasforma in compassione, l’ho trasformata in energia vitale, ricaricata.

La compassione è particolarmente importante nei nostri tempi, perché posso condividere al di là del mio gesto.

La compassione può avvenire prima della parola, anche con il mondo animale.

Compassione tra essere differenti, senza essere simili, così si creano ponti culturali tra noi.

Necessità di unire occidente e oriente attraverso unione tra parola e silenzio.

Per Budda la fine del cammino è giungere al silenzio, al reale silenzio è molto difficile. Forse l’umanità si distingue dalle altre specie attraverso la parola, ma giungere al silenzio è più umano che utilizzare la parola. Giungere al radunare insieme, unire in se stessi tutti i discorsi, per uno occidentale. Hegel totalità del discorso, assemblaggio. La nostra religione privilegia la parola a discapito del silenzio. Il nostro Dio è logos, non si presenta come silenzio.

Le donne generalmente, almeno una parte, non amano il silenzio perché sono state spesso troppo in silenzio …, ma non parlo di questo silenzio. Silenzio come ritorno all’integrità del nostro essere, parlare è un modo di frammentarci, non siamo mai completamente nelle nostre parole. Parlare è un dolore, perché non ci sto realmente in questo parlare. Dunque è importante tornare a me, alla mia integrità alla mia verginità, a me stessa, nel silenzio… allora potrò parlare, altrimenti non parlo, sono un pappagallo. Si parla di umanità come scimmia e si parla poco della vicinanza dell’umanità con il pappagallo. Occidente, caratterizzato particolarmente dalla sindrome del pappagallo, le persone ripetono cose, ma non dicono nulla. Con tutto questo rumore di informazioni, ci dicono quello che dobbiamo pronunciare … da qui la necessità di ritornare al silenzio per ridare senso alla parola. Non posso parlare come fossi programmata, perché non parlo a un altro, non ascolto, Il silenzio è necessario come luogo a partire dal quale far emergere parole vere, solo così posso ascoltare. Per mettere in prospettiva le info che riceviamo, altrimenti siamo pappagalli robot che trasmettono e non siamo umani.

Silenzio… perché la parola sia realmente una parola di condivisione che possa farmi tornare al mio mondo, a me stessa, così potrò parlare in verità. Silenzio come compassione, molto importante per ospitare, per testimoniare la nostra disponibilità verso chi è differente da noi, è un di più che offro che propongo all’altro, per accogliere, per dire che “ti offro qualcosa in più di tutte le cose che io sono già, il linguaggio, la cultura, la competenza, le cose … ti offro questo spazio di silenzio per ascoltarti, riceverti, ospitarti…

Un altro luogo che necessita del silenzio-… non abbiamo ancora compiuto l’umanità, siamo solo in cammino, non abbiamo compiuto il cammino, in quanto umanità sessuata, Gesù, Budda, per le donne Antigone, sono figure che non hanno ancora raggiunta la condivisione nelle differenze, che non è un di meno, ma un di più rispetto alla neutralità dell’individuo.

Lo scopo è quello di ricevere da questa condivisione l’energia di cui abbiamo realmente bisogno oggi.

Libera trascrizione testuale dell’intervento di Luce Irigaray a cura della sottoscritta, Letizia Cortini.

Mi scuso per le imprecisioni o le eventuali omissioni ,,, spero che l’essenziale abbia saputo riportarlo.

(Napoli, giugno 2021)